Giuntini Mario di Vittorio e Soldani Giulia, nato il 10 marzo 1900 a Pisa. Bracciante, carpentiere, terrazziere, comunista. All'età di sette anni si trasferisce con la famiglia a Marsiglia, dove i genitori rimangono per due anni prima di rimpatriare. Il giovane Giuntini ritorna poi in Francia, a Mentone, nel 1915 dove trova lavoro come terrazziere. La prima segnalazione delle autorità riguarda la sua partecipazione alla sezione pisana degli Arditi del popolo nel primo dopoguerra, per cui è ricercato dalla polizia fascista. Nel settembre del 1922 Giuntini torna di nuovo a Mentone dove è indicato dalla polizia italiana come un acceso comunista, anche se nel 1924 risulta essere abbonato alla rivista anarchica «Pensiero e volontà» e il suo recapito è ritrovato negli appunti sequestrati a Errico Malatesta, noto leader anarchico internazionale residente in quel periodo a Roma. Viene quindi inserito nella Rubrica di Frontiera. Successivamente si porta in Corsica dove risulta risiedere ad Aiaccio al numero 1 di Rue Versini. Nel febbraio del 1923, secondo una relazione del Prefetto di Pas-de-Calais, Giuntini è ad Arras dove lavora onestamente come carpentiere in una fabbrica nel borgo di St. Sauveur, trascorrendo una vita riservata e mantenendosi con il proprio salario. Convive con Lisa Delboray, una donna d'origine francese già sposata. Questa convivenza porterà alla condanna per adulterio della donna e dello stesso Giuntini per complicità. In questi anni, dopo la condanna, da Arras si trasferisce di nuovo a Mentone con Lisa che nel contempo ha sposato, presentando alle autorità istanza di naturalizzazione motivando la richiesta con la dichiarazione di non aver più alcun interesse in Italia e che la sua vita si svolge ormai completamente in Francia. I pareri della commissione al riguardo sono però negativi. L'attenzione della polizia fascista nei confronti di Giuntini sembra però giungere ad un punto di revisione e nel marzo del 1930 infatti il Regio Consolato Italiano di Mentone rilascia a Giuntini un passaporto di validità annuale motivando il fatto che lo stesso ha sempre mantenuto, durante gli otto anni di permanenza a Mentone, una buona condotta morale, con una discreta condizione economica. La buona condotta del Giuntini spinge anche il Prefetto di Pisa a chiedere la revoca dell’iscrizione al registro di frontiera e nel 1932 il Consolato Generale della Alpi Marittime in Francia ne chiede addirittura la cancellazione dal novero dei sovversivi, proposta alla quale aderisce anche la Prefettura di Pisa. Il 2 luglio successivo però Giuntini partecipa a Mentone, insieme ad una ventina di antifascisti, all’aggressione nei confronti del console Gozzi. A seguito di questo fatto è di nuovo iscritto nell’Rubrica di Frontiera per il provvedimento di arresto. Giuntini, in questo periodo, fa perdere le proprie tracce e ricompare successivamente in Corsica ad Ajaccio dove si presenta al Consolato per chiedere la copia di un passaporto. Nell'ottobre 1936 arriva in Spagna ed entra a far parte del Battaglione Garibaldi e partecipa a tutte le azioni di guerra del battaglione. Rimane ferito nel 1937 sul fronte di Madrid e viene ricoverato nell'ospedale militare di Valencia. Rimessosi, il 14 settembre 1937 passa alla XII Brigata Garibaldi, come soldato del 1. Battaglione, e viene ferito con mutilazione a Fuentes de Ebro, probabilmente nell'ottobre dello stesso anno. Dopo aver lavorato all'intendenza ad Albacete, dove risulta nel gennaio 1938, e lo stesso anno riceve la tessera del Partito Comunista Spagnolo. Esce dalla Spagna dopo il ritiro dei volontari internazionali, al crollo del fronte catalano nel gennaio del 1939. Viene internato nei campi francesi di Argelès e Gurs, ma evade e fa ritorno in Corsica. In seguito risulta arruolato volontario nella Legione straniera nell'8. Regione militare a Fort-de-Vancia. Muore nei pressi di Lione per cause ignote il 17 febbraio 1940. Nel 1948 il Comune di Cascina gli dedica una strada.