Urbani Eda di Giorgio e Fiorini Ottorina, nata a Livorno il 6 luglio 1908. Fotografa, designer, socialista. Figlia di un noto esponente socialista livornese, è una delle primissime donne "fotoreporter", e lavora per alcune note testate giornalistiche internazionali. Nei primi anni Trenta, dopo aver viaggiato in tutta Europa ed aver frequentato a Parigi ambienti antifascisti dove prende contatto con gli ambienti socialisti che conoscevano il padre della Urbani, inizia a lavorare presso la Libreria Moderna di Ettore Carrozzo al numero 6 di Rue Gager Gabillot, illustrando con le proprie fotografie le pagine di romanzi editi dalla libreria stessa nella collana settimanale “Les romans modernes illustrès", utilizzando come soggetti il personale della libreria, e posando ella stessa a volte come elemento femminile. Successivamente si stabilisce in Spagna a Palma de Maiorca e frequenta il vivacissimo entourage culturale guidato dallo scrittore spagnolo Llorenç Villalonga Pons e le pagine della rivista “Brisas” edita dal 1934 al 1936 e diretta dallo stesso Villalonga, che annovera tra i suoi collaboratori, tra gli altri, Federico Garcia Lorca. Eda ritrae in una serie fotografie magistrali che descrivono la vita dell'isola, con le immagini del mercato, dei bambini, dei vacanzieri famosi come il Principe di Galles, dell'Hotel Formentor simbolo del cosmopolitismo dell'isola, compresa l'alta aristocrazia italiana, francese, spagnola e tedesca che si recava ivi in vacanza, con immagini caratterizzate da uno stile asciutto, e antiretorico che diventa il suo tratto. Lavora continuativamente e si concede un livello di vita dispendioso. Rientrata in Italia è fermata dalla polizia e interrogata l’11 luglio 1934 sui contatti con i fuoriusciti in Francia, ma riesce a convincere le autorità della sua innocenza e ad ottenere un nuovo passaporto per tornare in Spagna. A settembre 1935, viene arrestata, innocente, per una indagine iniziata dopo un furto avvenuto nella cattedrale di Pamplona e poi per un’altra indagine sullo spionaggio militare da parte di stranieri del mondo della fotografia e della moda. Dimostrata la sua innocenza è espulsa dalla Spagna nel marzo del 1936 con un aereo per Marsiglia. Rientra in Italia da padre a Livorno, e qui viene contattata dal sottosegretario agli Interni Guido Buffarini Guidi. E' forse in questa occasione che viene contattata dai servizi segreti ed inserita nei ruoli dei confidenti della polizia politica. Eda rientra allora a Maiorca. Con la scoppio della guerra civile, Eda abbandona l’isola, caduta in mano ai franchisti, e si porta a Barcellona dove probabilmente collabora con la rivista "Mundial". Non sono chiare neppure le circostanze per la quali abbandona definitivamente la Spagna nel 1937, probabilmente dopo un secondo arresto per spionaggio. rientrando in Italia e stabilendosi a Torino, dove diventa fotografa della “Gazzetta del Popolo” per la quale realizza una serie di reportages di rara bellezza storica e documentaristica che testimoniano in maniera esemplare soprattutto città alla fine degli anni Trenta. E’ conosciuta anche per le sue foto di carattere pubblicitario. Nel 1938 partecipa alla IV Esposizione d’Arte Fotografica dell’A.F.I. esponendo “Il ritratto della Signora X”. Nel contempo però anche i servizi italiani si lamentano del fatto che la Urbani non trasmette nessuna comunicazione importante. Con nota del 25 gennaio 1939 la Polizia Politica trasmette alla Divisione Affari Generali e Riservati un elenco di persone che le autorità francesi sospettavano a loro volta di essere spie fasciste. Tra di esse - scrive Leto — Eda Urbani assieme ad altre due "ebbero in passato rapporti con questa Divisione, ma tali rapporti sono da tempo cessati". Una nota del Ministero degli Interni italiano piuttosto fantasiosa datata 2 maggio 1943 e riferita a supposti agenti del "Deuxieme Bureau" (i servizi segreti francesi) informa che: "Giovanna Hosmann era pseudonimo usato da Urbani Edda (sic), di Giorgio, nata a Livorno 35 anni fa, antifascista che risiedette a Barcellona durante la guerra civile. Se ne sono perdute le tracce dal 1937; sembra che sia stata uccisa, mentre taluno la ritiene rifugiata in Messico". Nell'estate del 1941, sempre a Torino, sposa Mario Rubini. Dopo la seconda guerra mondiale Eda smette con la fotografia, diventando creatrice di moda. II suo nome compare nella lista dei confidenti dell'OVRA, la polizia politica fascista, redatte dall'Alto Commissario per i reati del fascismo, come fiduciaria n. 629, che avrebbe esercitato le sue funzioni nel 1936. Eda fa ricorso contro questo inserimento ed effettivamente viene radiata il 7 ottobre 1946, quando la Commissione Ricorsi conferma di aver accertato che la Urbani non ha svolto "attività informativa politica nell'interesse del regime fascista”. Si impegna soprattutto in campo professionale ed è tra le fondatrici della rivista "Novità", che diventerà nel 1965 "Vogue Italia". Versatile direttrice di un "atelier" d'arredamento d'interni, negli anni Settanta lavora come gallerista, arredatrice e "designer" nello spazio di via Teofilo Rossi, dove i pezzi forti sono oggetti e mobili disegnati da lei. La designer Urbani è ancora una volta all' avanguardia: sceglie materiali innovativi come l'acciaio, l'ottone e il perspex e le linee geometriche. Del '72 è l'avveniristica cucina monoblocco ad isola in acciaio corredata di elettrodomestici realizzata in collaborazione con il designer Pietro Batini, che, presentata a Eurodomus 4 a Torino, riceverà applausi internazionali. A 69 anni nel 1977 la Urbani si trasferisce e realizza a Rio de Janeiro una fabbrica di mobili dal "design" innovativo. Questa volta il materiale prediletto del suo design è la lacca lucida. Per dieci anni i suoi mobili, che arrederanno le case più importanti di tutto il Brasile, indicheranno una nuova modernità dell'arredamento: quella dove funzione e stile, rigore e pulizia, ricerca e materiali, hanno trovato una coniugazione d' avanguardia. Eda Urbani muore a Torino il 25 febbraio 2001. Nel 2008 l’Associazione per la Fotografia Storica di Torino le dedica la sua prima mostra monografica.
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